Il “Progetto Pisapia”, ennesimo tentativo di riforma del codice penale italiano del 1930, approvato dalla Commissione ministeriale con i soli principi della legge delega, ma non ancora dal Consiglio dei Ministri, presenta degli aspetti fortemente critici soprattutto per quanto riguarda il sistema delle pene. Risulta, infatti, pericolosa la prevista abolizione dell’ergastolo, che è tipo di pena ritenuto legittimo dalla Corte costituzionale ed approvato con referendum popolare del 1981, e ciò a causa della mancata tutela di beni costituzionalmente rilevanti che deriva dalla mera previsione di una pena detentiva temporanea per crimini gravissimi. Parimenti criticabile appare la variegata tipologia di sanzioni alternative alla pena detentiva, che nel loro numero sono eccessive e tal une anche dal contenuto indeterminato. Ulteriori critiche si possono portare alla prevista soppressione degli istituti della capacità a delinquere, della pericolosità sociale e delle misure di sicurezza di natura criminale, nonché l’inserimento di una formula vaga quale quella dei “gravi disturbi della personalità” tra le cause incidenti sulla capacità di intendere e di volere.
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Caraccioli, I. (2007). Quale futuro per il diritto penale italiano? Iustitia, 60(4), 385–404. Retrieved from AZ
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